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Le Mutilazioni Genitali Femminili o MGF costituiscono una grave violazione dei diritti umani a danno di milioni di donne e bambine in tutto il mondo. 

Sebbene le MGF siano praticate per lo più in Africa e Medio Oriente, In Europa e in Italia il fenomeno non è del tutto assente, in considerazione dei flussi migratori che interessano queste aree. Secondo una stima commissionata dal Dipartimento per le pari opportunità all’Università Bicocca nel 2019, in Italia le donne portatrici di MGF sarebbero 87.600, di cui 7.600 minorenni principalmente di origine nigeriana ed egiziana, mentre le bambine a rischio sarebbero ben 5.000.

L’Italia dispone di una legislazione molto avanzata, tanto che la legge 9 gennaio 2006, n. 7, che tra l’altro ha modificato il codice penale introducendo il delitto di mutilazioni genitali femminili, è stata definita quale esempio di best practice dal Segretario Generale delle Nazioni Unite nel Rapporto sulle MGF pubblicato a dicembre 2011. Il Governo italiano inoltre ha posto da tempo la questione MGF al centro del proprio posizionamento all’interno del sistema delle Nazioni Unite, facendosi promotore di numerose iniziative volte all’adozione di decisioni di contrasto e condanna del fenomeno a livello mondiale. 

Ai sensi della legge 7/2006 il Dipartimento per le Pari Opportunità svolge funzioni di promozione e coordinamento delle attività messe in atto dai Ministeri competenti ai fini della prevenzione, assistenza alle vittime ed eliminazione delle pratiche MGF, oltre che acquisire dati e informazioni a livello nazionale e internazionale, in particolare sulle attività svolte e sulle strategie di contrasto programmate. 

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