6 febbraio 2022
Il 6 febbraio si celebra la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), istituita dall’ONU per sensibilizzare l’opinione pubblica a livello globale e richiamarla ad un’azione incisiva, improntata allo spirito della “tolleranza zero” contro questa pratica aberrante
Le MGF costituiscono una grave violazione dei diritti umani a danno di milioni di donne e bambine in tutto il mondo. L’Italia dispone di una legislazione molto avanzata, tanto che la legge 9 gennaio 2006, n. 7, che tra l’altro ha modificato il codice penale introducendo il delitto di mutilazioni genitali femminili, è stata definita quale esempio di best practice dal Segretario Generale delle Nazioni Unite nel Rapporto sulle MGF pubblicato a dicembre 2011. Il Governo italiano inoltre ha posto da tempo la questione MGF al centro del proprio posizionamento all’interno del sistema delle Nazioni Unite, facendosi promotore di numerose iniziative volte all’adozione di decisioni di contrasto e condanna del fenomeno a livello mondiale.
Sebbene le MGF siano praticate per lo più in Africa e Medio Oriente, In Europa e in Italia il fenomeno non è del tutto assente, in considerazione dei flussi migratori che interessano queste aree. Secondo una stima commissionata dal Dipartimento per le pari opportunità all’Università Bicocca nel 2019, in Italia le donne portatrici di MGF sarebbero 87.600, di cui 7.600 minorenni principalmente di origine nigeriana ed egiziana, mentre le bambine a rischio sarebbero ben 5.000.
Anche a fronte di tali dati, il Dipartimento per le pari opportunità si è adoperato affinché la prevenzione ed il contrasto delle pratiche di mutilazione genitale femminile venissero integrati nel più ampio contesto delle politiche per la prevenzione ed il contrasto della violenza sulle donne. D’altro canto, anche la Convenzione di Istanbul affronta il tema delle MGF (art. 38) e chiede ai Paesi aderenti di “aumentare e implementare le misure preventive, rivolgendosi alle comunità coinvolte, alla cittadinanza in generale e a coloro che lavorano nei settori interessati”.
Coerentemente con questa impostazione, il tema è stato assunto all’interno del Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 presentato in Consiglio dei ministri il 18 novembre 2021 dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che prevede, tra gli altri, interventi di sensibilizzazione verso le comunità di origine delle donne migranti e rifugiate.